2021 IV 12 -grande rammendoLa mappa delle piste ciclabili come appare sul sito istituzionale di Roma Servizi per la Mobilità, a causa dei magheggi informatici, sembra una manciata di vermi o meglio batteri in coltura. Mozziconi di piste sparse per la città in attesa di costrutto senza che si possa ancora qualificare come rete di mobilità. 

Su questa manciata di vermi cala il progetto del GRAB Grande Raccordo delle Bici concepito nel 2015, quindi in epoca pre-covid, quando nessuno avrebbe potuto immaginare l’ impulso che la mobilità ciclistica avrebbe ricevuto dalla pandemia per affermarsi come modalità di spostamento (argomento della puntata precedente). A questa affermazione della mobilità ciclistica post pandemica si è sommata come ulteriore accelerazione quella dell’e-bike o meglio dalla pedalata assistita che ha consentito finalmente rendere le salite confortevoli per i diversamente robusti spianando così i famosi colli di Roma.

La concezione originaria del GRAB, tutta volta al turismo, è dunque rimasta schiacciata fra una rete di piste ciclabili sconnesse e una modalità di trasporto uscita dalla nicchia degli appassionati e diventata mezzo di trasporto ordinario.

Roma dispone fino ad oggi di un sola vera pista ininterrotta da Mezzocamino a Castel Giubileo la “Regina Ciclarum” che percorre la banchina e l’argine del Tevere fino a raggiungere le sponde del Tirreno. Per gran parte dei rimanenti tracciati, come ben si vede dalla mappa, rimangono conati di percorsi emergenti dal traffico cittadino.

In questo quadro, il rinnovato interesse per il progetto del GRAB, qualora fosse stato  sapientemente riletto in prospettiva post-covid poteva ben essere l’occasione per una sua maturazione verso un progetto di Grande Rammendo Anulare delle Bici. Non più solo con funzione turistica ma ormai soprattutto come infrastruttura di trasporto per muoversi in sicurezza fra i diversi quartieri della città. Non un altro itinerario a se stante ma una serie di riconnessioni e riunificazioni di tanti tratti pure importanti di piste che nell’attuale proposta di GRAB rimangono ancora tronchi galleggianti sul mare delle case.

Un esempio per tutti la pista che percorre la copertura della ferrovia Roma-Viterbo. Questa scende da Santa Maria della Pietà fino a Monte Ciocci per rimanere appesa alla vista del cupolone.

13 aprile 2021 GRAB 2 - 1Caso ancora più eclatante è quello dello sfregio alla pista su Viale dei Quattro Venti. Anche questa  sempre sulla copertura dei binari ferroviari, rimane brutalmente troncata  a pochissimi  metri dal marciapiede della Circonvallazione Gianicolense. Da un lato  il progetto della pista ciclabile portato avanti dalle Ferrovie e dall’altro lato  il marciapiede del Comune di Roma. In mezzo una robusta inferriata che non faccia contaminare i progetti di uno con quelli dell’altro. Come se i cittadini di un progetto possano essere diversi dai cittadini dell’altro progetto.

In conclusione per Rammendare occorrono gli occhiali da presbiti, mettersi in sella e pedalare, percorrere le piste e capire dove serve applicarsi e progettare le ricuciture. Siamo stanchi di città fatte per pezzi anzi per fascicoli burocratici, ognuno geloso del suo senza capire se questo fascicolo è quello che serve oppure  è solo quello che serve ad appagare  il progettista (2 continua).

 

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4 commento su “GRAB – 2 – Grande Raccordo o Grande Rammendo ?”
  1. L’interruzione della pista ciclabile a Ponte Bianco e’ scandalosa . Bloccata da anni per una decina di metri che non consentono l’inserimento sulla Gianicolense

    1. Tutta la tratta da Stazione Quattro Venti a Ponte Bianco denuncia l’inerzia del Comune nel prendersi in carico l’opera realizzata da Ferrovie. Altra opera da inserire nell’elenco di “Roma Interrotta”.

  2. Il GRAB progettato da Roma Servizi Mobilità appare un inganno ideologico con cui l’attuale Giunta si colora di “ecologismo”: si impadronisce del “Marchio” e compie una deliberata distorsione del progetto originario di Cederna.
    Invece di una ciclovia turistico-culturale, che leghi le grandi zone archeologiche e artistiche di Roma, lo inserisce nel Piano della Mobilità Sostenibile, considerandolo addirittura parte del Trasporto Pubblico, cosa che non è.
    In più modifica il tracciato andando a danneggiare beni storici notificati, come Villa Ada, e crea pericolo e intralcio alla mobilità, inventando una pista da velodromo dall’Auditorium al Ponte della Musica.
    Massimo de Cristofaro, Cittadinanzattiva Flaminio.

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