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L’annuncio del sindaco di Roma Roberto Gualtieri della realizzazione di un termovalorizzatore ha impresso un lieve miglioramento del giudizio complessivo dell’operato dell’attuale amministrazione capitolina. Se prima dell’annuncio il voto era quasi zero, nel senso di persona non pervenuta e dunque non valutabile, ora diciamo stiamo sul 3–. L’impianto avrà una capacità di 600.000 tonnellate e dovrà essere pronto per il Giubileo del 2025. Diciamo che parte già sottodimensionato rispetto alle reali necessità. Si calcola che anche qualora la differenziata a Roma arrivasse al 70% e siamo lontani anni luce, rimarrebbero comunque 630.000 tonnellate di indifferenziato da trattare. Comunque, meglio di niente. Inoltre, la data del 2025, con i chiari di luna del “no all’inceneritore” dei 5 stelle guidati dalla Raggi, non so se mi spiego, “l’inceneritore è di destra” della CGIL e “il termovalorizzatore non è nel programma” della Lombardi, appare politicamente in salita tipo vetta del Monte Bianco, anche se dal punto di vista ingegneristico sarebbe ancora possibile. Poi a esprimere dubbi se non proprio a remare contro ci sono i territori, si è parlato di Santa Palomba, il presidente della Regione Lazio legato mani e piedi ai 5 stelle e Ama a cui Acea potrebbe scippare la futura gestione dell’impianto. Sarà per questo che l’inceneritore è di destra?
Insomma, una partita difficilissima. Ma è su questi terreni impervi che si distingue il fuoriclasse dal brocco. E vedremo Gualtieri di che pasta è fatto. Per ora gode del pieno sostegno del segretario del PD che non è poco.
Se l’annuncio è stato di per sé un atto di coraggio, allo stato attuale resta solo un annuncio. La realtà è che, tanto per dire, in 110 giorni ci sono stati a Roma 46 morti in incidenti stradali. Molti dei quali dovuti a mancanza di segnaletica, manto stradale dissestato, visibilità ostruita agli incroci da auto parcheggiate ovunque, bancarelle e alberi non potati. Cosa fa il Comune? Cosa fanno i Vigili?
La realtà è che dopo mesi di acceso dibattito, nessuna decisione è stata presa sui dehors. Che lo stato di emergenza per il Covid sarebbe terminato il 30 marzo era noto da tempo, ma sull’occupazione di suolo pubblico di bar e ristoranti siamo ancora in alto mare. Dal 1° aprile gli esercenti dovrebbero tornare a pagare per occupare strade e marciapiedi. Lo fanno? Ci sono controlli? Il rischio è che finisca come con gli stabilimenti balneari. Una concessione di fatto a vita in cambio di pochi spiccioli. E ancora. Possono stare sulle strisce blu? Abbiamo letto che Atac ha lamentato ingenti perdite per questo. Possono occupare strade ad alta viabilità nei quartieri come Prati e Trastevere, intralciando e rallentando il traffico?
La realtà è quella di centinaia di migliaia di turisti che hanno invaso le strade di Roma nel week end pasquale e continuano a farlo. Bello, anzi bellissimo. Ma per la solita sciatteria organizzativa, la fiaba si è trasformata in incubo. Motorini, auto, monopattini e persone intrappolati in un caos senza precedenti. Marciapiedi intasati. Cestini stracolmi e rifiuti ammucchiati ovunque. Sempre senza vigili, senza netturbini, senza controlli.
Aspettiamo il colpo d’ala del sindaco Gualtieri e che sia qualcosa di più e di meglio di un annuncio.

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