Appena uscito in libreria e letto tutto d’un fiato. Si tratta di “Laboratorio criminale” il nuovo libro di Marco Omizzolo e Roberto Lessio [Edizione People, 201 pagine, 18,00 €].
Il libro affronta le radici di quella “realtà consolidata che ha reso l’Italia un gigantesco laboratorio criminale in cui diversi clan sono riusciti a definire e potenziare un modus operandi innovativo fondato su una sorta di pax mafiosa, espressione di modalità relazionali e solidi accordi tesi a realizzare affari legali o illegali condivisi, o per lo meno senza contrasti significativi, tra i quali vi è anche l’elezione di propri rappresentati nelle istituzioni ogni ordine”. L’espressione di laboratorio criminale citata per la prima volta dall’Osservatorio per la legalità e la sicurezza della Regione Lazio indica come Roma e il Lazio siano divenute il maggior polo di attrazione per le organizzazioni mafiose in Italia.
Un’approfondita ricostruzione che parte dai fatti di cronaca ricompone in un unico gigantesco puzzle circa cinquemila articoli di giornale. Il disegno unitario delle presenze malavitose è poi corroborato e sostenuto attraverso gli stessi atti processuali scaturiti dai fatti di cronaca. Permette di riconoscere l’evoluzione e la stratificazione di quella criminalità, collusa con settori dell’amministrazione pubblica che, ricordiamo, è emersa sulle prime pagine in parte solo con l’inchiesta sul “modo di mezzo” del 2014. Il testo colleziona pedissequamente tutti i legami familiari e affaristici con cui la criminalità si è introdotta nell’economia cittadina. Tipico il caso del litorale di Roma che ha condotto allo scioglimento per mafia del Municipio di Ostia. Come pure la gestione parallela degli alloggi pubblici dove occupazioni senza regole hanno costituito una penetrante forma di “assistenzialismo alternativo”.
Quindi una criminalità per sua natura liquida, come la definiscono gli autori, che pervade e intride le nostre città senza che i pur generosi cittadini, sempre impegnati in cento battaglie, ne riescano a cogliere il ruolo determinante nel promuovere quei fenomeni affaristici legali o illegali su cui è abituata a focalizzarsi l’opinione pubblica.
Cosa significa ciò per la nostra città lo spiegano sempre gli autori: “Roma, in sostanza, è diventata prima un laboratorio socio politico e poi criminale, nonostante una considerevole presenza di investigatori, strutture dedicate al contrasto di ogni forma di illegalità e alla tutela delle principali istituzioni democratiche del paese.” La capitale riesce ad essere innovativa anche nella criminalità.
Quindi un approfondito angolo di lettura della storia contemporanea della nostra città che dovrebbe far riflettere nei casi in cui le scelte e gli atteggiamenti della pubblica amministrazione risultano incomprensibili o poco trasparenti.
Le duecento pagine del testo scorrono veloci e ci mostrano il dietro le quinte dei fenomeni più eclatanti che abbiamo letto sulle pagine di cronaca. In conclusione un ottimo testo da portare in vacanza per una ripresa autunnale con idee più chiare.
Roma è sempre un laboratorio oggi anche criminale

Grazie mon ami
Ci sarai da guida per le nostre attività che ancora ostacolano le nostre rigenerazioni urbane…a ben vederci presto
PG