

I primi mesi della nuova amministrazione sembrano procedere su un terreno sdrucciolevole in cui diversi settori dell’amministrazione esprimono propositi divergenti.
Infatti, mentre con un primo proposito , lo stesso Sindaco dichiara, nel suo Programma di Mandato (1), l’intenzione di dotare la città di “una rete di servizi di prossimità”. A cui si somma la Giunta che manifesta l’intento di riorganizzare gli spazi urbani in modo che la cittadinanza possa trovare un un ampio plafond di servizi nel raggio di 15 minuti dalla propria abitazione. Proponimenti quanto mai apprezzabili, soprattuto per quelle estese porzioni di città cresciute senza regole (2).
Di per se questa non sarebbe neppure una novità vista la coazione a ripetere certe affermazioni in modo rituale per raccogliere la benevolenza dell’elettorato.
La novità e la notizia è che, mentre Sindaco e giunta pensano di arricchire la distribuzione dei servizi sul territorio, l’Assemblea Capitolina si muove in direzione opposta impegnando lo stesso Sindaco e la Giunta a eradicare quelli esistenti nei quartieri semicentrali costruiti nel rispetto delle regole.
Si tratta della Mozione n. 54/2022 (3) approvata all’unanimità dall’Assemblea capitolina che intende rimettere mano ad uno specifico cavillo del PRG (art. 45 c.6) con cui si voleva salvaguardare, in parte, questa dotazione diffusa di servizi nei quartieri residenziali al fine di evitare quell’effetto dormitorio ben presente nelle porzioni meno pregiate della città.
Per comprendere meglio la contraddizione incombente dobbiamo fare un passo indietro e ricostruire un pò di storia della città. La grande crescita “regolare” della città è avvenuta sulla base di un PRG degli anni sessanta che si era preoccupato di assicurare che, nei nuovi quartieri, oltre alle residenze, venisse realizzata anche una minima dotazione commerciale di vicinato (il 5% aggiuntivo dell’intero volume residenziale edificabile) nonché quelle indispensabili funzioni di interesse locale come l’ufficio postale, lo sportello bancario, lo studio medico ecc (il 15% aggiuntivo dell’intero volume residenziale edificabile). Considerata l’epoca e le grandi dimensioni dei quartieri realizzati, come per esempio quelli del Torrino, Nord, Sud e Mezzocamino sono stati realizzati interi palazzi destinati ad uffici dotando questi quartieri prevalentemente residenziali anche di posti di lavoro.
Ora sono passati almeno sessanta anni da questo disegno, sia pure razionale, e gli edifici per uffici sono in gran parte vuoti e in attesa di essere trasformati. Il PRG del 2008 non vieta queste trasformazioni verso destinazioni più appetibili. Tuttavia le subordina sia al mantenimento di una quota di servizi (30%) sia anche alla dotazione integrativa di verde e attrezzature pubbliche per i nuovi abitanti che si verranno ad aggiungere al quartiere.
Su questi ultimi aspetti si è rivolta l’attenzione unanime dell’Assemblea Capitolina, con una mozione criptica e contenente diversi refusi che ingarbugliano la lettura del testo. Testo evidentemente indirizzato a una cerchia ristretta di esperti. Con questo Mozione l’Assemblea ha invocato la modifica della normativa con l’intenzione di rimuovere proprio i limiti posti nel cambio di destinazione d’uso dei fabbricati per uffici in residenze.
In conclusione, è comprensibile e condivisibile che si trasformino i tanti palazzi abbandonati in nuove residenze. In ugual modo non è comprensibile e condivisibile che si cancellino i servizi di prossimità che sono l’essenza dell’effetto urbano. Come pure non è comprensibile e condivisibile che non si vogliano prevedere le attrezzature pubbliche per i nuovi abitanti. Di più, si minaccia di cancellare la pur minima quantità di servizi di vicinato che, nei programmi, si proclama di voler assicurare ad ogni quartiere.
Quindi attenzione a non entrare in contraddizione affermando di realizzare servizi distribuiti mentre dall’altra si cancellano quelli esistenti.


1- Deliberazione Assemblea Capitolina n. 106-2021
2 – Memoria della Giunta Capitolina n. 80 del 16 dicembre 2021p
3 – MOZIONE 54-2022

Ottimo ragionamento Maurizio, che mette in luce più che le contraddizioni (palesi, ovviamente) le intenzioni (meno palesi) mi sembra poco edificanti, di coloro che immaginano, da sempre direi, l’urbanistica romana come somma di singole scelte finalizzate a risolvere problemi singoli in un quadro spesso disorganico. E quindi fuori controllo.