L’ “andratuttobene” ha anche una base tecnologica. Usciremo dalla crisi meno acciaccati se riusciremo a non considerare il lavoro in remoto come una semplice parentesi. Lo smart working non è solo lavoro agile ma raggiungimento di obiettivi con modalità diverse, più mirate e proceduralizzate ma non meno “calde” di quelle tradizionali. In queste settimane, accanto alla necessità di operare su piattaforme on line, si è delineato un nuov0 approccio che va dalle relazioni fino alle modalità di apprendimento e di formazione. L’e-learning ma anche l’e-meeting comportano intralci e complessi adattamenti ma anche tante positive sorprese: a parte i risparmi di tempo, denaro e stress, si inizia finalmente a notare che un incontro on line obbliga alla concentrazione e riduce al minimo distrazioni e divagazioni; abitua a prepararsi e a non improvvisare; impone un dialogo ordinato in cui si parla uno alla volta; fa risparmiare i tempi morti, le ripetizioni e le autocelebrazioni cui siamo assuefatti dopo decenni di seminari di spessore perlomeno dubbio. Se ciò vale per la convegnistica, nel campo della formazione le potenzialità si dilatano ancora di più, in termini di qualità dei contenuti, modalità di apprendimento e interazione e ampiezza del target raggiunto.
E’ una riflessione in corso anche nella Scuola di Servizio Civico per Roma, nata da un’idea di Francesco Rutelli, presentata il 25 gennaio all’Auditorium della Conciliazione e poi sorpresa dall’emergenza Covid-19 proprio mentre si stava per avviare il primo ciclo di lezioni. La Scuola nasce dall’esigenza di ripartire dalle competenze e dai saperi, necessari alla buona amministrazione della cosa pubblica al di là delle posizioni di parte. Ecco quindi nascere il progetto di un percorso formativo per giovani aspiranti amministratori e dirigenti, che vogliano specializzarsi sui problemi e le potenzialità di una metropoli come Roma. La Scuola è animata da una pattuglia di professionisti senza targa politica ed ha già un forte legame con il sistema universitario romano. I moduli didattici, articolati attorno a 10 macro-temi, si avvarranno del confronto con esperienze internazionali e di esperienze concrete: sopralluoghi sul campo e “legal clinic”, cioè lezioni costantemente accompagnate da tuffi nella realtà e nei casi pratici. Il percorso di snoda attraverso quattro punti cardinali, che partono dalla semplice ma preziosa manutenzione del bene comune: il ciclo dei rifiuti o l’urbanistica, ma anche un parco, una panchina o un lampione. La “città curata” è infatti uno degli asset del corso, che affronta temi come urbanistica, immigrazione o turismo ma centra ben due dei 10 moduli sul ruolo del cittadino, come fruitore dei servizi digitali e come protagonista attivo nella partecipazione civica alle policies. Poi ci sono la “città digitale” (i servizi che funzionano, in direzione del modello olandese della “smart city”), la “città amica”, cioè abituata alla trasparenza e alla comunicazione a due vie, che sa ascoltare il cittadino e aiutarlo a risolvere i suoi problemi, e la “città partecipata”, quindi orientata dalla bussola del coinvolgimento, delle consultazioni pubbliche regolate e del contributo civico ai processi decisionali. Altra chiave unificante è l’etica pubblica. Non ci sono solo “i diritti”, cioè le legittime attese di una città vivibile e amministrata in modo limpido ed efficace, ma anche il campo dei “doveri civici”. A rendere una città curata e amica sono anche coloro che ci vivono, e che riattivano quel meccanismo invisibile che porta a rispettare la casa comune nello stesso istante in cui si pretende che sia ben gestita da chi la governa.
In una cornice così ambiziosa, l’expertise maturata in questi mesi potrà essere preziosa. In una città come Roma, già alleggerire i problemi di mobilità è un valore non trascurabile. Ma nel cassetto dello smart working c’è ben di più: si può immaginare un modello di apprendimento “blended” che rende il digitale uno strumento di lavoro quotidiano. In un’aula virtuale o in un incontro live è possibile erogare competenze a varie centinaia di persone, e spaziare da video a podcast fino a simulazioni quanto mai stimolanti, per poi proseguire il dialogo su chat o spazi social, ben al di là dei tradizionali e rigidi spazi della didattica in presenza, e infine disporre di moduli fruibili on demand anche in funzione di autovalutazione. Insomma, se Roma saprà ripartire dalla sua millenaria saggezza, potrebbe confermarsi che spesso “ex malo bonum”, cioè dalle sciagure vengono anche nuovi impulsi a fare bene.

[…] FORMAZIONE POLITICA Sergio Talamo: “La Scuola di Servizio Civico per Roma: dallo smart working verrà un nuovo impulso“: “Lo smartworking non è solo lavoro agile ma raggiungimento di obiettivi con modalità diverse, più mirate e proceduralizzate… In queste settimane, accanto alla necessità di operare su piattaforme on line, si è delineato un nuovo approccio che va dalle relazioni fino alle modalità di apprendimento e di formazione… Si inizia finalmente a notare che un incontro on line obbliga alla concentrazione e riduce al minimo distrazioni e divagazioni; abitua a prepararsi e a non improvvisare; impone un dialogo ordinato in cui si parla uno alla volta; fa risparmiare i tempi morti, le ripetizioni e le autocelebrazioni… E’ una riflessione in corso anche nella Scuola di Servizio Civico per Roma…un percorso formativo per giovani aspiranti amministratori e dirigenti, che vogliano specializzarsi sui problemi e le potenzialità di una metropoli come Roma…: http://www.romainpiazza.it/index.php/la-scuola-di-servizio-civico-per-roma-dallo-smart-working-verr… […]