Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo contributo di Vito De Russi dell’ASSOCIAZIONE DIRITTI PEDONI DI ROMA E LAZIO – ADP
Il pedone ha Diritto alla legittima difesa della sua Vita
In Italia, l’1.1.1993, entrò in vigore il NCdS – Nuovo Codice della Strada confezionato per la città delle automobili; per questo, il Parlamento italiano, aveva “ignorato” la “Carta europea dei diritti del pedone” del 12 ottobre /14 novembre 1988; ottenuta dai pedoni italiani per la solidarietà degli altri 11 Stati (che costituivano l’allora CE).
Tre anni dopo – maggio 1996 – a Copenhagen, nel Raduno Generale delle città libere dalle automobili, venne firmata la “Dichiarazione di Copenhagen delle città libere dalle automobili”: nelle 1.236 parole non vi è la parola “ciclovia”. Si sostiene di fare l’opposto di quello che faceva già Roma.
Quasi 2 decenni dopo, le città firmatarie, riscontrando nella loro “mobilità urbana” la radicalizzazione della cultura della bici, regina della infrastruttura ciclabile della mobilità sia in città che in campagna, introdussero il tema della “ciclovia” nel Piano di Copenhagen, Perchè Copenhagen sta per raggiungere e superare il 50% di mobilità ciclabile (sul totale), con infrastrutture ciclabili e corsie dedicate diffuse; perchè è collegata alla rete danese di 11 piste nazionali, lunga oltre 12.000 km. in tutto il Paese; perchè ha già pronti 20 progetti stradali per costruire piste ciclabili parallele alle strade nazionali.
La parola “ciclovia” pronunciata a Copenhagen non può avere lo stesso significato di “ciclovia” pronunciata a Roma: – città dell’automobile (oltre 60% di mobilità veicoli privati); – città priva di una rete di “corsia riservata” (addirittura non esiste una vera, efficiente ed efficace “corsia riservata” che unisce, ininterrottamente, la stazione di partenza del bus con quella di arrivo); – città con marciapiede largo appena metri 1, parapedonalizzato, a Santa Bibiana: espulsi i pedoni e senza alcun intervento, viene consegnato ai ciclisti come “pista ciclabile”; – città che spende 2 milioni di euro per 3,6 km. di pista ciclabile su via Nomentana, massacrando i marciapiedi e la dignità, i diritti e la sicurezza stradale del pedone “per conservare il parcheggio alle automobili”.
Roma, fin dal 2015, sta confondendo il GRAC – Grande Raccordo Anulare Ciclabile del PQC 2010, della “mobilità ciclabile urbana” – (difficile da quantificare perchè inferiore a una cifra e senza una rete di piste ciclabili: solo pezzettini di piste ciclabili: non si sa come ci si arriva, nè dove si arriva), con il GRAB – Grande Raccordo Anulare Bicicletta della “ciclovia” che collega gli Stati.
Roma, nel 2013 risultava – su una brocure edita da una struttura Istituzionale e distribuita in tutta l’Italia – avere svolta una attività con la sua Consulta Cittadina Sicurezza stradale-CCSS. Questa CCSS nascerà il 14 luglio del 2017.
Attenzione! il Presidente del Consiglio dei Ministri ha ricordato che, sotto controllo della CE, ci sarà anche l’Onestà degli operatori.
Buona salute e buona lettura.
Cordialmente.
Vito De Russis