2023 III 13 - CoceptQuesta mattina [15 marzo ndr] oltre 10 comitati e associazioni di cittadini sono stati ascoltati dalle Commissioni permanenti dell’Assemblea Capitolina per l’Urbanistica e per lo Sport in merito alla  proposta avanzata dalla A.S. Roma di  realizzare un proprio stadio per il calcio a Pietralata.

È stata un caso di scuola per ascoltare in che modo gli abitanti più o meno coinvolti dalla proposta dello stadio percepiscano le trasformazioni urbanistiche nella propria città. Come in tante altre occasioni di confronto è stato un susseguirsi di letture prevalentemente critiche. Un ribadire preoccupazioni e timori cercando sostegno nella dimensione obiettivamente rilevante della stessa proposta. Tutti aspetti per altro già evidenziati nell’istruttoria tecnica svolta dagli uffici a cui i comitati hanno fatto riferimento a piene mani.

Tali e tante preoccupazioni si prestano ad una duplice lettura. Una prima lettura che induce a pensare che dietro ogni numero ritenuto insufficiente si nasconda una sostanziale ripulsa verso il cambiamento salvo poi, esaurita la fase dell’angoscia verso il nuovo, innescare la nevrosi ricorrente che in questa città non si muove mai niente. Si può chiedere sempre di più fino a far cadere la proposta in un gioco perverso in cui non ci sono due vincitori ma due perdenti.

La seconda lettura induce a pensare che tutto si risolva in un momento di visibilità. In quanto argomento d’attualità è bene essere presenti. Si coglie l’occasione in modo strumentale per formulare osservazioni e commenti in modo da esplicitare la propria esistenza. La stampa del resto è più interessata alla protesta che non alla proposta. Sempre la ricerca dell’eco-mostro da sbattere in prima pagina.

Ciò che caratterizza l’approccio è una sostanziale duplicazione dell’istruttoria condotta dagli uffici senza individuare percorsi per risolvere i problemi. Da ciò nasce la battuta che se mi vieni a raccontare il problema anche tu sei parte del problema.

Quello che manca è la capacità di esprimere bisogni e desideri in forma positiva come scenario urbano da raggiungere. Nessuno si preoccupa di delineare il modo migliore per rimuovere queste preoccupazioni. Non si tratta di offrire soluzioni progettuali quanto piuttosto fornire scenari obiettivo da raggiungere. In parole più semplici anche richiamando porzioni della stessa città o di altre città che si ritengono apprezzabili e quindi meritevoli di essere riproposte. Se i riferimenti sono solo standard numerici, poi, non ci si può lamentare dei paesaggi urbani offerti dalle nostre periferie. Infatti, questa attenzione concentrata sulla quantità degli spazi pubblici anziché alla loro qualità conduce a livelli minimi di prestazione senza arrivare a costruire spazi pubblici di socialità e comunità.

Il governo delle trasformazioni urbanistiche è già schiacciato sotto una mole di ab-norme di leggi  e regolamenti spesso ripetitivi, se a questo ci si aggiungono i comitati  sarà dura venirne a capo.

 

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1 commento su “e anche i comitati fanno parte del problema”
  1. Quanto è complicato invertire l’ordine di una rigenerazione questa volta urbana ovvero partire dalle persone che ci vivono e del contesto socio -economico e ambientale ovvero conoscendone bisogni attività fragilità desideri risposte possibili. Misurare la qualità della vita della Comunità. Solo poi si fanno interventi e il costruire gli spazi pubblici che si connettono con le esigenze delle persone.
    Questo vale anche per i comitati e associazioni la società civile…il confronto vale se vengono fatte sulle concretezze delle scelte…ricordando sempre che interessi e ruoli siano ben ponderati

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