Come si vince nelle periferie? Innanzitutto capendo che nelle periferie vive il 70% dei romani. E che dunque questa è Roma: se non vinci nelle periferie non diventi sindaco. Poi ci sono periferie e periferie: quelle che hanno ancora un cuore, un’identità, una coesione come le borgate storiche o gli storici quartieri popolari tipo Tor Pignattara, quelle più rarefatte frutto di politiche alloggiative chiamiamole non inclusive, quasi tendenti all’emarginazione come Corviale e Tor Bella Monaca e quelle che ricalcano il modello americano del suburbs composte da persone che vivono oltre il raccordo anulare e lavorano in città. Nel film Favolacce dei fratelli D’Innocenzo sono descritte molto bene, seppure in chiave nera.
Nero è il colore di tante periferie romane. Non solo colore politico, ma anche colore del mito criminale che tanto affascina molte giovani generazioni, alimentato da film, serie tv e you tuber. Fino al punto da agganciare anche molti giovani della Roma middle class e persino di quella bene che si ritrovano di più (magari solo a livello di fascinazione) nei codici malavitosi che in quelli borghesi. Ed ecco che er Brasiliano di Pietralata o er Faina di ponte di Nona (lato suburbs, non case popolari) diventano modelli di comportamento. La loro identità è netta , maschi al cubo, onore, botte, niente guardie e rispetto della donna dell’amico. Per i giovani adolescenti in fase liquida sono un modello. Ma non ingannatevi: seppure gonfi di palestra e di tatuaggi, i due non sono per niente stupidi e con capacità espressive e linguistiche non indifferenti.
Simone Cicalone invece ha un fisico meno minaccioso. Lui è un influencer con almeno un paio di canali you tube molto seguiti che sono “Quartieri Criminali” e “Scuola di botte”. A suo modo è un educatore perché ha un modo di fare che gli consente di entrare in empatia con realtà altrimenti impenetrabili della nostra città e di essere bene accolto ovunque. Chi può entrare a San Basilio o a Bastoggi? Cicalone può, perché non giudica nessuno, anzi giustifica, se non esalta, il delinquente in quanto o è nato così oppure se non è nato così, ma si trova sprovvisto di qualsiasi talento, delinque perché i soldi piacciono a tutti.
Cicalone è anche un terapeuta e conosce la cura: le botte. Attraverso la boxe, dunque uno sport codificato con regole, Cicalone crede di poter contenere il disagio e le frustrazioni avviando i ragazzi “difficili” allo sfogo del testosterone su uno sparring partner. Pare abbia convinto anche il rapper Ketama, altro idolo trasteverino, a praticare la boxe e stili di vita più sobri e salutisti. Buona fortuna.
Bene, tutto questo per dire che entrare in contatto “politico” con queste realtà è davvero un’impresa, un cumulo di disvalori s/fascio-populisti che però muovono migliaia di followers e potrebbero a modo loro farci capire meglio il capovolgimento antropologico avvenuto nelle periferie romane. Oppure no, magari non è cambiato nulla, sono sempre state così. Comunque mettersi all’ascolto per non lasciare solo a Giorgia Meloni questo enorme bacino, non fa male. Carlo Calenda lo ha fatto con un buffissimo video in risposta a Er Faina, il quale a sorpresa lo ha apprezzato. “Almeno c’ha provato” ha detto. Difficile dunque, ma non impossibile.
