Una domanda. Come mai l’urbanistica romana sdrucciola verso le “nanovarianti”?

Ovvero, perché si deve ricorrere allo strumento della Variante di Piano Regolatore Generale per opere nell’ordine della decina di metri quadrati ?

Il fenomeno è stato segnalato di recente in almeno due occasioni.

2022 II 10 corvialeLa prima “nanovariante” riguarda il nuovo Mercato di Corviale con annessa Farmacia, Ufficio Postale e Posto di Polizia. In questo caso l’Assemblea Capitolina ha dovuto adottare una Variante al PRG per l’ampliamento della superficie utile all’interno del fabbricato esistente di ben  12,80 mq (DAC 63/2021).

2022 II 10 - piazza dante 3La seconda “nanovariante” riguarda Piazza Dante nel quartiere Esquilino, dove per ripristinare il giardino l’Assemblea Capitolina ha dovuto adottare una Variante al Piano Regolatore Generale per inserire una cabina elettrica, per altro anche prevalentemente interrata, di ben 19,38 mq (DAC 104/2020).

Con un approccio di questo tipo l’Assemblea Capitolina sarà costretta a doversi esprimere poi una seconda volta per l’approvazione definitiva. Infatti, come noto, il processo di formazione degli strumenti urbanistici è un procedimento complesso con partecipazione pubblica attraverso la fase delle osservazioni e quindi con tempi non immediati e costi non indifferenti. Tempi e costi giustificati e necessari per trasformazioni rilevanti sulla città. Non certo per collocare un trasformatore elettrico sotto terra da un capo all’altro della strada.

In ambedue i casi la pochezza delle quantità e l’interesse pubblico prevalente avrebbero dovuto accendere il ricorso ad altri tipi di soluzioni più aderenti all’opera principale. Un mercato pubblico nel primo caso e un giardino pubblico nel secondo caso.

Infatti, se l’opera principale risulta conforme allo strumento urbanistico generale lo sarà certamente anche il suo adeguamento fisiologico alle mutate esigenze d’uso. Questo non vuol dire tolleranza ma piuttosto l’uso sapiente delle norme urbanistiche ed edilizie.

Lungi l’idea di voler dare lezioni. Quello che si vuole sottolineare è che l’urbanistica richiede un approccio globale, orientato al merito e alla sostanza, non meccanico e puntiglioso.

Se non si cambia il passo con un approccio pragmatico per obiettivi diventa temerario pensare di rispettare le scadenze del PNRR.

Perché questo è quanto si richiede al progettista e all’Amministrazione arrivare al difficile per il facile. Di difficile ne abbiamo già abbastanza.

 

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3 commento su “A Roma si diffondono le nanovarianti urbanistiche”
  1. Civiltà dell’amministrare contro barbarie del cavillo giuridico.
    Per una amministrazione Civile.
    Per una progettazione Civile, abilitante alla cittadinanza attiva.

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