Natalia Poggi (da iltempo)

La Regione non gira i fondi alle provincia. Presidi costretti a tagliare.

Tutti i nodi vengono al pettine e il timore che l’anno scolastico 2015-2016 si aprisse con una grossa tegola in testa ai 3500 studenti disabili del Lazio che frequentano le superiori sta diventando una certezza. Il problema è che tagliate le province, non si sa chi gestirà l’assistenza specialistica ma soprattutto che i soldi per coprire il servizio ci sono soltanto fino a dicembre. E non è detto che arrivino. La Regione, infatti, non ha ancora girato i fondi in questione alle province (che hanno mantenuto la delega della scuola). E dunque gli studenti speciali al loro rientro in classe non solo dovranno affrontare l’eventuale problema di un prof di sostegno non ancora assegnato ma non potranno contare neanche sulla figura ausiliaria e preziosa dell’educatore. Che è invece fondamentale per garantire la ormai famosa inclusione dei ragazzi disabili nella loro classi.

A lanciare l’allarme era stato già nel giugno scorso Eugenio De Crescenzo, presidente di Agci Lazio (Associazione generale cooperative italiane): «Questi 3500 studenti rischiano di veder scomparire quelle figure professionali specializzate che, fino ad oggi, hanno favorito e sostenuto la loro piena partecipazione alla vita scolastica». Sulla questione era intervenuta anche la delegatalle Politiche sociali per la Città metropolitana Gemma Azuni a cui De Crescenzo aveva scritto una lettera. Come anche ad altri referenti istituzionali: il presidente della regione Lazio Zingaretti, il sindaco Marino, gli assessori regionale e comunale alle Politiche sociali. Azuni aveva promesso di interessarsi alla questione. Ma finora non è successo niente che possa rassicurare le famiglie angosciate.

In questi giorni, invece, a rilanciare l’allarme è stato un incontro di capi di istituto all’Ufficio scolastico regionale. Sembra che a molte scuole non siano pervenuti i fondi per coprire vari mesi del precedente anno scolastico. E le cooperative ora battono cassa ai presidi che non sanno come fare.

Patrizia Marini, preside dell’istituto tecnico agrario «Emilio Sereni» in questi giorni ha illustrato la gravità della situazione nella sua scuola: «Con i fondi stanziati, quest’anno dovremo mandar via 36 assistenti specialistici su 56» ha detto alla redazione di SuperAbile spiegando: «Mi è arrivata la nota del comune di Roma sul finanziamento dei mesi da settembre a dicembre: l’importo è pari ad un terzo di quello dello scorso anno . Ciò mette a grave rischio l’assistenza a scuola degli alunni del Sereni». La notizia ha già messo in apprensione i genitori degli studenti speciali che frequentano l’istituto. Gli assistenti sono indispensabili per chi ha una disabilità visiva o uditiva, o gravi problemi cognitivi e relazionali come gli autistici, per i quali finora l’istituto agrario è stata un’isola felice. Non rincuora neanche la notizia dello stanziamento di un fondo di 30 milioni previsto dal maxiemendamento governativo al decreto legge sugli enti territoriali. Ma la coperta è troppo stretta. Servirebbero fondi strutturali. In nome dell’inclusione.

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