Gli ultimi dati reperibili in rete dicono che nel 2019 sono nati 18.485 bambini a Roma con un calo progressivo di circa 2000 nascite l’anno dal 2016. L’indice di natalità del 2021 conferma la tendenza al calo, attestando che a Roma nascono 6,6 bambini ogni 1000 abitanti. L’indice di vecchiaia, cioè il rapporto percentuale tra il numero degli ultrassessantacinquenni ed il numero dei giovani fino ai 14 anni a Roma, è di 178,4 anziani ogni 100 giovani. Un quadro sbilanciato che inciderà nei prossimi anni sulle risorse economiche della città. E non solo sulle tasse, dunque servizi e pensioni. Secondo un articolo del 2020 del Sole 24 Ore Il 75,2% delle famiglie, italiane tre su quattro, risiede in una casa di proprietà per un valore complessivo di circa 6.000 miliardi di euro. Il patrimonio immobiliare residenziale più alto è in Lombardia (1.006,2 miliardi) seguito dal Lazio (761,8 miliardi). Quasi il 60% dei 57 milioni di immobili di proprietà di persone fisiche in Italia è utilizzato come abitazione principale o pertinenza. Poi ci sono circa 6 milioni (10%) dati in locazione mentre 6,2 milioni (11%) sono quelli lasciati a disposizione. Infine, ammontano a circa 1,2 milioni, poco più del 2% del totale, gli immobili concessi in uso gratuito a familiari o ad altri comproprietari.
Possiamo ragionevolmente dedurre che un giorno tutto questo patrimonio verrà lasciato in eredità ai figli. Ma i figli sono pochi. Dunque poche persone riceveranno tanto, sia in termini di case e altre proprietà, sia in termini di risparmi privati che secondo il Censis ammontano a circa 4000 miliardi di euro perlopiù in contante depositati sui conti correnti.
E non si tratta di pochi privilegiati ma della stragrande maggioranza delle famiglie italiane.
Questa propensione italiana all’accumulo, pensate che nel 2020 durante il lockdown gli italiani hanno messo da parte 126 miliardi di euro, circa il triplo rispetto al 2019, innesca un circolo vizioso, quello che Luca Ricolfi chiama la società signorile di massa che si fonda su tre pilastri: la ricchezza accumulata dalle generazioni precedenti, appunto, la distruzione della scuola che produce persone inadatte al mercato del lavoro e i para-schiavi (rider, braccianti ecc.) frutto di un’immigrazione incontrollata.
Questi tre fattori non sono un incentivo a fare i figli. Inadatti al lavoro dunque sempre più precari e sottopagati ma con un bel gruzzolo e una o più case lasciate da nonni e dai genitori, in più serviti e riveriti da paraschiavi che ti portano la cena a casa, come possiamo pensare che persone allevate in questo modo abbiano voglia di metter su famiglia? Come possono rinunciare ai 300 aperitivi l’anno su 365 giorni? Ai viaggi? Alle cene al ristorante con gli amici? Come puoi fare figli se non sai nemmeno farti uno spaghetto aglio e olio del costo di qualche centesimo e butti 30 euro per farti portare a casa una cena fredda e collosa pur di non staccarti dalla play o dalla serie tv sull’amatissimo divano?
Conosco la reazione: eh ma non tutti sono così. Certo non tutti ma molti. La tendenza è questa.
I numeri ci aiutano a capire ma non dicono tutto. Non raccontano i sentimenti, le paure e forse neanche gli egoismi che sottendono le scelte. E neanche come l’occidente benestante ha deciso di suicidarsi. Papa Francesco in una recente udienza ha parlato di inverno demografico e di cani e gatti che sostituiscono la maternità e la paternità. Anche io nel mio piccolo penso che sostituiscano quel bisogno innato di accudimento che c’è in molti di noi. Accudimento a basso impatto però, con meno sforzo e soprattutto poche rinunce.
Un passaggio del discorso di Francesco è stato molto chiaro. Invece di indorare la pillola come fanno i politici, sempre a caccia di consensi a scapito della realtà, ha detto chiaro e tondo che molti giovani uomini e giovani donne non vogliono i figli. Non ha parlato di precarietà, mancanza di asili nido, stipendi bassi e altre problematiche reali, ma che nulla hanno a che vedere con il calo delle nascite. Chi ha mai sentito dire “non voglio figli perché non c’è l’asilo nido?” . Piuttosto non voglio figli perché prima voglio studiare, laurearmi, stabilizzarmi nel posto di lavoro, avere una casa, divertirmi ecc. Programmi utili a procrastinare a data da destinarsi, fiduciosi che la vecchiaia prolungata possa aiutarli in caso di cambiamento di idea all’ultimo minuto utile dell’orologio biologico.

Considerazioni fatte sulla concretezza dei numeri…che rimangono Primi perchè spesso i figli sono primi. e basta.L’altra faccia della medaglia che quelli che…prima gli italiani…si renderanno conto che questa seconda faccia della medaglia è quel serpente strisciante che macera lentamanete i suoi appettiti…quelli che Lucilla racconta con dovizia. Che fare? forse la cuoca di Lenin proverebbe a portare a tavola un antipasto alla tirolese con formaggio padano e salcicce calabresi….come secondo uno spaghetto napoletano con frutti di mare tunisini…per secondo Kebab mussulmano accompagnato dal pane israeliano,,,,la frutta tropicale…il caffè africano e i dolci…quelli italiani napol&siciliani…Il conto lo pagano le future generazioni.