Bandersnsnatch, il film che non è un film

2021 IX 11 - Bandersnacht 2Nella fortunata serie Blackmirror, disponibile sulla  piattaforma Netflix, appare il titolo BANDERSNATCH datato 2018. Esperienza visiva  da provare quantomeno nella versione più ridotta. Infatti è un film interattivo a durata variabile dai quaranta minuti fino alle due ore e mezza, volendo esplorare tutte le alternative. Il film è stato prodotto da Netflix con la regia di David Slade, la sceneggiatura, piuttosto complessa per la numerosità di parti che la compongono e cuore del progetto, scritta da Charlie Brooker. Protagonista nei panni del ragazzo prodigio che compila il programma del video gioco Fionn Whitehead mentre Will Poulter interpreta il programmatore pazzo già affermato.

Il film si svolge nel 1984 in cui il giovane protagonista con le tecnologie dell’epoca tenta di costruire proprio un videogioco BANDERSNATCH basato sulla scelta di percorsi alternativi. La costruzione del videogioco corrompe progressivamente la mente del protagonista deviandola su improbabili percorsi di aggressività. Inutile andare oltre nelle infinite evoluzioni del racconto che si aprono e si chiudono nello sviluppo del film. Aspetto interessante sia pure secondario l’ambientazione tecnologica al 1984 con i limiti computazionali dell’epoca.

Forse non è un vero e proprio film, forse non è un vero e proprio gioco. Si tratta di una trama interattiva con una sequenza di punti di svolta in cui lo spettatore ha dieci secondi a disposizione per scegliere una delle due alternative che il protagonista ha di fronte in quel momento. Alternative del tipo aprire o non aprire la porta. Quindi il riferimento immediato a al precedente film Sliding Doors del 1998 di Peter Howitt con percorsi diversi e paralleli che si dipanano via via fino ad una serie di finali riconoscibili solo dalla possibilità di accedere ai titoli di coda. Se non si coglie l’attimo nel condividere il finale la progressione della visione ti riporta indietro per esplorare le altre scelte scartate la prima volta.

Dal punto di vista cinematografico non è catalogabile come film nel senso comune del termine. Infatti le eccessive alternative ne inquinano la forza comunicativa. Lo spettatore che abitualmente è un soggetto passivo e vuole essere guidato dallo sceneggiatore è obbligato a trasformarsi  in un soggetto attivo che determina l’evoluzione della storia. Quindi  il film si sublima in una terapia psicologica in cui ciascuno inserisce le proprie pulsioni per esplorarne le conseguenze. Conseguenze ben rappresentate dalla battuta del co-protagonista: “Quando è un pezzo concettuale, è la follia ciò che serve”. Infatti dove altro si potrà avere la possibilità di scegliere fra chi deve morire e chi deve salvarsi ? 

In definitiva un’esperienza da provare anche per esplorare le potenzialità della tecnologia e dello streaming interattivo nel vero senso della parola.

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