ROMA INTERROTTA – Se non ora quando ?

Il 12 marzo prossimo scade l’Avviso del Comune per l’acquisto di 86 Milioni di euro di alloggi di enti pubblici da assegnare alle famiglie emarginate dal mercato privato. https://www.comune.roma.it/web/it/informazione-di-servizio.page?contentId=IDS731129 

Il dato è noto da tempo.“l’emergenza abitativa nel territorio di Roma Capitale riguarda 57mila famiglie, pari a circa 200mila persone”. A ribadirlo, qualora ce ne  fosse ancora bisogno, è la stessa Giunta Capitolina proprio al termine del recente periodo di lockdown (DGC 86/2020). Il dato è analogo al “segmento debole della domanda” del Piano Casa di Alemanno nel 2010. 

Fin qui i fatti ma , come si dice a pensare male qualche volta ….

Infatti, qualora l’Avviso rivolto agli Enti pubblici andasse deserto che scenari si aprono ? Forse è l’anticipazione dello stesso Avviso rivolto ai soggetti privati ? Queste domande, anche provocatorie,  scaturiscono dal timore che sulla spinta emergenziale si apra una fase di ricerca nell’invenduto del mercato immobiliare. 

Da un lato l’offerta pubblica è ancora incardinata ed ingessata su modelli assistenziali in cui si limita alla gestione di graduatorie senza fondo e al tentativo di calmierare i canoni di locazione facendo ancora appello al mercato con incentivi e premi di cubatura. 

A questo si è aggiunta la crisi sanitaria ha prodotto un ulteriore aggravamento nei segmenti più fragili rispetto a cui la Capitale non sembra di essere in grado di offrire altro che la tolleranza sui ricoveri di fortuna e tolleranza averso le occupazioni. Basta girare l’angolo per trovare tende e giacigli che si sommano ai cento palazzi occupati. Questi sono gli strumenti con cui fino ad oggi è stata gestita l’emergenza abitativa. Tolleranza ed insipienza in cui si nasconde l’ignavia del malgoverno.

Fino a quando dovremo ancora tollerare ? La misura è ormai colma lo stesso Gianpiero Palmieri, vescovo ausiliare di Roma est giunge a dire “Bisogna intervenire in tempi brevi con misure estreme, anche sequestrando spazi non utilizzati per darli a chi è in gravi difficoltà sociali.”(Avvenire 24-7-2020). 

Rispetto a questa emergenza assoluta non servono auspici ed invocazioni ma la presa di coscienza che il problema nato dall’inerzia delle amministrazioni può essere risolto attivando la stessa Amministrazione su oggetti concreti. Ci sono risorse economiche per 86 Milioni di euro (Memoria n. 35/2020 della Giunta Capitolina) c’è tanto patrimonio edilizio pubblico dismesso e sottoutilizzato. Quindi serve solo il risveglio dal coma vegetativo e la ripresa di buone pratiche già attuate nella nostra città.

Per quanto riguarda le risorse economiche la Memoria n. 35 della Giunta Capitolina destina la somma di € 86.083.304,41 per l’acquisizione e a manutenzione straordinaria di immobili di Edilizia Residenziale Pubblica esistenti e in particolare per il: “recupero di immobili di proprietà capitolina inutilizzati o sottoutilizzati”. In tal senso si era espressa  la stessa Assemblea Capitolina con l’Ordine del giorno n. 14/2020, in cui aveva impegnato la Sindaca e la Giunta  “ad adottare ogni utile iniziativa … prevedendo l’attivazione di un programma di edilizia residenziale pubblica, per aumentare l’offerta di alloggi a canone sociale, per l’attuazione di un piano strutturale abitativo che doti Roma di un numero adeguato di alloggi a canone sociale da reperire anche attraverso forme di recupero e autorecupero, a partire dall’immenso patrimonio pubblico e privato inutilizzato, prevedendo laddove i privati non perseguano il recupero e il riutilizzo dell’immobile lasciato in degrado anche forme di acquisizione per pubblica utilità volte a contrastare il degrado; 

Per quanto riguarda quell’ immenso patrimonio pubblico … inutilizzato, ci soccorre la Carta della Città Pubblica redatta da Roma Capitale fino al 2016 che censisce ben 36.554 immobili, fra aree e fabbricati escluse le unità residenziali, per un’estensione totale di 13.536,8 ettari.  (http://www.urbanistica.comune.roma.it/carta-citta-pubblica.html)

Infine, la Memoria 35/2020 da mandato agli Uffici  “di avviare in via prioritaria gli studi di fattibilità tecnica e procedurale … al fine di individuare un “inventario” di aree disponibili per realizzare un “parco alloggi” di Edilizia Residenziale Sociale (ERS) ed Edilizia Residenziale Pubblica (ERP) che possa dare risposta alla crescente emergenza abitativa, tenendo nel massimo conto le caratteristiche del territorio e la sostenibilità

Pertanto ci sono tutti i presupposti per individuare  Piani di Zona ex legge 167/1962 su immobili pubblici. Procedura, per altro già utilizzata nel 1976 durante la stagione di Argan e Petroselli, per i Piani di Zona di “Tor di Nona”, “Pizzicaria” e “Via Galvani”.

Qualora si confermi il percorso virtuoso fin qui delineato, di acquisizione degli immobili pubblici inutilizzati o sottoutilizzati privilegiando le localizzazioni centrali da destinare ad Edilizia Residenziale Pubblica in concorso anche con le cooperative di autorecupero, si aprono scenari di largo e generale consenso per la soluzione di annosi focolai di degrado che costellano la nostra città.

Ben diverso scenario si potrebbe offrire qualora le stesse risorse venissero utilizzate per acquistare patrimonio immobiliare rimasto invenduto perché localizzato nei contesti improbabili della più estrema periferia con relativo emarginamento degli abitanti.

Pertanto l’indirizzo formulato dalla Giunta capitolina pone una questione etica non eludibile sull’utilizzo delle risorse. Avviare un processo virtuoso di nuovi interventi di Edilizia Residenziale Pubblica prevalentemente ubicati nella Città Storica oppure remunerare l’invenduto producendo disuguaglianze ?

Rispetto a queste alternative la cittadinanza attiva non può rimanere semplice spettatrice se vuole evitare di sentirsi corresponsabile. Questa occasione appare troppo appetibile per dimostrare come i termini di rigenerazione, partecipazione e trasparenza non sono parole nel vento ma strumenti concreti di crescita della Comunità. 

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