Cronache dal futuro
LAVORO
La questione del lavoro, che sembrava destinata alla marginalità, riacquista centralità.
Segnali premonitori:
scioperi spontanei nelle fabbriche prima del blocco delle produzioni non essenziali;
i 100 euro in più per chi non lavora da remoto;
minaccia di serrata dei benzinai per usufruire di incentivi statali;
deficit di approvvigionamenti alimentari nelle catene di distribuzione commerciali inglesi;
l’appello del ministro francese agli inoccupati affinché vadano in campagna a lavorare per l’autosufficienza alimentare nazionale.
Questi ultimi due segnali sono quelli maggiormente indicativi della direzione che può prendere il prossimo futuro economico: una chiusura dei mercati su base nazionale soprattutto nelle filiere strategiche.
Altra linea di proiezione è la crescente divaricazione, contrattuale, di reddito, di diritti, tra il lavoro in remoto e il lavoro in azienda.
Entrambe hanno necessità di un cospicuo investimento infrastrutturale nella rete logistica, trasportistica e telematica a cui dedicare una buona fetta dei coronabond.
Un investimento che necessita, oltre che di capitali finanziari, anche di profonde modifiche burocratiche, amministrative, istituzionali, normative, giudiziarie come dimostra la buona pratica della ricostruzione del ponte di Genova.
Sarà necessaria una ricostruzione da dopoguerra per tutta quella macchina pubblica da tempo abbandonata e sovraccaricata di lacci, norme, controlli, sospetti che l’hanno praticamente ridotta in macerie.
Quella macchina, a cominciare dalla sanità, che in questo momento sta tenendo in piedi il Paese, avrà bisogno per ricostruirlo di essere completamente ristrutturata e rilanciata.